top of page

Come viene gestito il rapporto con le maestranze ed il cantiere in generale?

Bruno Vaerini

BV 01.cantiere.jpg

 

Scala, Erbusco, 2011

«Le maestranze - falegnami, fabbri, marmisti, vetrai, … - sono per me fondamentali. Il loro coinvolgimento nel percorso progettuale e in fase di realizzazione è fondamentale. Riuscire ad avere un dialogo, far capire loro l'idea di progetto è il requisito da cui dipende la riuscita dell'opera. Il confronto mi permette di arrivare ad ottenere dei dettagli strutturali perfezionati insieme. Le maestranze, depositarie di un sapere consolidato, vanno coinvolte nel progetto. Trascorro diverso tempo nella loro bottega, osservo, raccolgo pezzi di risulta – legno, ferro – e li porto nel mio spazio di lavoro. La mia curiosità è inesauribile: il bisogno di ascolto e la ricchezza degli scambi sono per me fondamentali ancora oggi. Ricordo l'amico Sergio Vaiana, artefice, creatore e maestro. Vederlo plasmare il ferro manualmente, il metallo ancora caldo per essere forgiato, con un pesante martello batteva sull'incudine e dava vita alla materia, come in un rito sacrale».

Pietro Gellona

PG 01.cantiere.jpg

 

Appartamento voltato, Bergamo

«In cantiere cerco di stabilire un rapporto di amicizia con le maestranze.

Si tratta di un luogo importantissimo, anche se estremamente stancante. Spero di raggiungere una struttura interna dello studio che mi permetta di delegare a una figura precisa e attenta tale fase. E' sicuramente uno

dei momenti più stimolanti del progetto e, se ben gestito, offre eccellenti risultati.

Non sempre è facile trovare imprese che sappiano sviluppare efficacemente i dettagli costruttivi, mentre riconosco una solida conoscenza a livello artigianale».

SET Architects

SET 01.cantiere.jpg

 

Michelangelo Buonarroti, Disegno per i cavatori, XVI secolo

«Per raggiungere quell’architettura che definiamo unica il rapporto diretto con le maestranze è indispensabile. 

Il rapporto nasce con il tempo e con lo scambio delle conoscenze. Abbiamo a che fare con diverse tipologie di maestranze, ma in ogni caso l’approccio è sempre lo stesso, sempre aperto al confronto. Proprio in questo momento nascono le soluzioni architettoniche più riuscite e si instaurano rapporti di fiducia che ti permettono di lavorare più sicuro. Così come il committente, anche le manodopera deve entrare a far parte del gruppo che crede nella buona riuscita del progetto, rendendo tutto il processo più semplice e produttivo. Quando è possibile proviamo a coinvolgere i tecnici e i responsabili del cantiere anche nelle fasi di definizione del progetto in modo da aprire un dialogo che porti ad una crescita reciproca. Tendiamo a programmare sempre una fase di prototipazione dei dettagli e dell’uso dei materiali, in modo di avere una gestione globale dell’intervento. Le relazioni si amplificano nelle fasi di cantiere dove il rapporto è ancora più intenso e attraverso un intento comune e una volontà chiara, ogni progetto diventa un’opportunità di arricchimento. In ogni opera cerchiamo di metterci in prima persona nella direzione dei lavori perché la progettazione può continuare anche nella fase di esecuzione. Il cantiere diventa la realizzazione tangibile di quella che era inizialmente solo un pensiero e non c’è cosa più gratificante che vedere una propria idea inizialmente astratta concretizzarsi in architettura costruita».

Baserga Mozzetti

BM 01.cantiere.jpg

 

Palestra di Chiasso, cantiere, casseratura a scacchiera, 2010

«Disegno, ascolto, franchezza».

Atelier Remoto

AR 01.cantiere.jpg

 

Trento, 2019

«Il cappotto di lana che copre i lavoratori giornalieri, grossolano e grezzo come può apparire, è il lavoro congiunto di una gran moltitudine di lavoratori. Il pastore, lo sceglitore, il cardatore, il tintore, il filatore, il tessitore, il lavatore, il sarto, con molti altri, devono tutti unire i loro differenti mestieri al fine di completare questo prodotto casalingo. Quanti mercanti e trasportatori devono essere impiegati nel trasportare i materiali da alcuni di questi lavoratori ad altri che spesso vivono in parti molto distanti del paese. Quanto commercio e quanta navigazione, quanti costruttori di navi, marinai, fabbricanti di vele e di funi devono essere stati impiegati al fine di mettere insieme le diverse sostanze usate dal tintore che spesso vengono dagli angoli più remoti del mondo! Che varietà di lavoro è anche necessario per produrre gli utensili del più umile di quei lavoratori! Per non parlare di quelle macchine complicate come la nave del marinaio, la fabbrica del follatore, o perfino il telaio del tessitore, consideriamo solo quale varietà di lavoro è richiesta per costruire quella semplicissima macchina, le cesoie con le quali il pastore tosa la lana. Il minatore, il costruttore delle fornaci per la fusione del minerale, il tagliaboschi, il bruciatore di carbone per far funzionare le fornaci, il produttore di mattoni, il dispositore di mattoni, i lavoratori che supervisionano la fornace, il riparatore di mulini, l'operaio della fucina, il fabbro devono tutti mettere insieme i loro differenti mestieri al fine di produrre questi. Dobbiamo esaminare allo stesso modo tutte le diverse parti del suo abito, la mobilia di casa, la ruvida canottiera che indossa sulla pelle, le scarpe che coprono i suoi piedi, il letto in cui dorme, e tutte le diverse parti che lo compongono, la grata di cucina su cui prepara i suoi viveri, il carbone di cui fa uso per questo scopo, scavato dalle viscere della terra e portafogli forse attraverso un lungo trasporto per mare e per terra, tutti gli altri utensili della sua cucina, tutta l’apparecchiatura del suo tavolo, i coltelli, le forchette, i piatti di coccio o di peltro sopra i quali egli serve e divide i suoi cibi, le differenti mani impiegate nel preparare il suo pane e la sua birra, le finestre di vetro che lasciano penetrare il caldo e al luce, e isolano dal vento e dalla pioggia».

 

Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, 1776

Marko Radonjić
 

RJ 01.cantiere.jpg

 

Bistrica Majstorovina, 2017

«Il livello sociale è solitamente connesso all’etica del lavoro. È molto difficile ottenere il giusto rispetto quando si proviene da un Paese come il Montenegro. Lavoratori non qualificati e impresari sono forse i peggiori nemici degli architetti, quindi si inizia il progetto mettendo in preventivo modifiche durante la costruzione senza la propria approvazione o, addirittura, senza che si venga informati. Tuttavia mi piace collaborare operai non qualificati, ci si alimenta mutuamente attraverso le distinte forme di interpretare un problema. L’eccitazione che si prova quando il lavoro è finito non ha prezzo. È come tornare ad essere un bambino e giocare con una forza misteriosa in grado di costruire un mondo. È un vero piacere scoprire la natura dei materiali, in cantiere, insieme alle maestranze».

José Martins
 

JM 01.cantiere.jpg

 
Zebros, Felgueiras, 2019 -

 

«Il rapporto con il cantiere è sempre difficile. Avendo dei progetti a piccola scala la mia relazione con esso e con i costruttori è molto stretta, vicinanza che mi permette di imparare molto dalle diverse maestranze. Sono poi convinto che nei casi in cui non si vengono a creare buoni rapporti tra le parti che concorrono alla costruzione dell’edificio, l’architetto ha sempre da perdere. E l’architetto, in questo caso, ha molto da perdere».

Iván Bravo
 

IB 01.cantiere.jpg

 
Collective / studenti al lavoro per l'assemblaggio di Casa Lobo / 2018

 

«L’architettura, nonostante abbia una forte impronta autoriale, è una disciplina collettiva. Non esiste altro modo per definirla e comprenderla.

Delineare con precisione quali siano i distinti attori di questo insieme è parte della sensibilità di ogni professionista.

All’interno del mio lavoro, considero ogni figura coinvolta nella realizzazione di un progetto come parte dello stesso. Le maestranze, quindi, ne rappresentano una componente fondamentale. Potremmo definirli i veri autori dell’opera, alla pari dell’architetto. Il felice risultato del lavoro si relaziona strettamente con la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti, e parte del mio ruolo è renderli consapevoli di tale responsabilità. Sono convinto che questo coinvolgimento sia cruciale per il successo del progetto».

Howland Evans
 

Q10 A conversation.JPG

 
Una conversazione


 

«Dopo quattro anni di lavoro abbiamo sviluppato ottime relazioni con un paio di piccole imprese di costruzione con cui lavoriamo in modo continuativo. Questo è ovviamente stato accompagnato da diverse esperienze negative che rendono liberatorio poter collaborare con una squadra di fiducia. Con il passare del tempo emerge una comprensione reciproca che deriva da ciò che l’uno impara dall’altro e dalla conoscenza di ciò che interessa e motiva ciascuno, dalla comprensione di cosa è importante o meno. Da qui deriva una modifica dei comportamenti di ciascuno che porta ad un accordo profondo, ad un affiatamento. È fantastico completare un progetto facendo parte di una squadra con queste caratteristiche e leggere l’orgoglio e la soddisfazione negli occhi di un uomo che ha passato gli ultimi sei mesi a forzare il proprio corpo nello sforzo di portare lastre di cartongesso e compensato su tre piani di scale. Noi vediamo il rapporto che abbiamo con i lavoratori in cantiere come una parte fondamentale del discorso che facciamo sull’architettura, una conversazione che inizia con il committente, viene portata nel nostro studio, si apre agli altri specialisti che fanno parte del team di progettazione, coinvolgendo, per i progetti a scala territoriale, le autorità della pianificazione territoriale, fino ad arrivare agli artigiani che realizzano l’opera in cantiere. Tutti hanno un posto a questo tavolo ed il risultato viene raggiunto grazie ad uno sforzo collettivo. Apprezziamo la tacita saggezza di chi da trenta o quarant’anni costruisce edifici e, pur riconoscendo di non possedere questo bagaglio, non permettiamo il raggiungimento di inevitabili risultati generici, banali e scontati. Piuttosto siamo interessati a comprendere le reali implicazioni di decisioni prese nell’astrazione di una scala di disegno necessariamente più piccola e come possiamo lavorare con esse, invece che contro. Siamo inoltre convinti che l’architettura non riguardi un’imposizione, ma qualcosa che si adegua sempre alle situazioni e alle circostanze con cui si ha a che fare».

Whale!
 

10. Sol LeWitt, The location of a straght line, a not straight line and a broken line.jpg

 
Sol LeWitt, The location of a straght line, a not straight line and a broken line


 

«La quasi totalità dei progetti dello studio sono stati realizzati senza imprese intermediarie, seguendo in prima persona tutte le fasi di cantiere.
La relazione con le maestranze risulta quindi non solo rilevante, ma parte stessa della nostra struttura interna, della nostra quotidianità; i disegni di architettura vengono definiti insieme ad operai ed artigiani, proponendo soluzioni costruttive e livelli di dettagli affini alle qualità della squadra».

a-works
 

AW 01.canteire.jpg

 
Black Box Theatre


 

«In tutti i progetti si cerca di stabilire una vicinanza con tutte le parti coinvolte nel processo di costruzione, dai fornitori di materiali ai subappaltatori, ai consulenti e ai vari lavoratori. Tutti hanno un ruolo, e quindi una sorta di influenza, se non una vera e propria voce in capitolo in ciò che accade e trovare un terreno comune è molto importante. Ciò significa coinvolgere tutti il prima possibile e far diventare il progetto e la sua idea un’impresa collettiva e condivisa. Durante la costruzione, per quanto il processo lo consenta, cerco di dare spazio e tempo alle decisioni da prendere in loco e durante la costruzione, insieme ai lavoratori. Questo tende a dare più spontaneità e vita al progetto. Ma si tratta di un comportamento ad alto rischio e, perché funzioni davvero e non diventi un disastro, è necessaria una solida conoscenza della costruzione, nonché relazioni sane con i lavoratori e un generoso impiego di tempo e denaro alla direzione lavori, in particolare per le visite regolari in cantiere».

bottom of page